C’è un pezzetto di Firenze nel Colibrì di Sandro Veronesi, il romanzo che ha appena vinto il premio Strega. Firenze è la città della famiglia del protagonista, Marco Carrera. E qui si svolge buona parte della storia che ha anche un altro luogo fondamentale in Toscana, ma sulla costa: Bolgheri.
Sono andato a scattare qualche foto nella Firenze del Colibrì. A partire da piazza Savonarola dove, al numero 12, si trova la casa familiare dei Carrera che più volte ritorna nelle pagine del romanzo.
Scrive il protagonista al fratello:
“Sono stato alla casa di piazza Savonarola, a controllare che tutto fosse a posto. Non chiedermi perché lo faccio. Ogni tanto vado a controllare. La casa sta andando in malora piano piano, andrebbe svuotata, messa in ordine, affittata, almeno, visto che di venderla non è proprio il caso, finché dura questa crisi: ma per adesso tutto quello che riesco a fare è andarci, ogni tanto, a controllare che non ci siano perdite d’acqua, guasti, problemi. Che non vada in malora tutta insieme, insomma”.
L’edificio è in realtà, almeno parzialmente, una banca. Ma l’architettura del signorile villino di due piani è quella tipica della zona, abitata ancora oggi dalla borghesia fiorentina. Categoria che i Carrera, con il loro amore per gli oggetti di design, puntualmente inventariati in una lettera di Carrera al fratello, incarnano perfettamente.
La casa si affaccia sulla piazza, con il suo giardino. Lì, poco più in là, all’angolo con via Giacomini, avviene un incidente d’auto che ha un ruolo chiave nella storia.
“Era domenica, era mattina presto, e piazza Savonarola era scomparsa. Gli alberi erano scomparsi; il cielo era scomparso; le macchine erano scomparse. Non c’era più nulla”.
“Si trattava di arrivare fino alla fermata di via Giacomini a prendere l’autobus (gli autobus almeno circolavano) che lo avrebbe portato alla stazione di Santa Maria Novella: cosa, però, improvvisamente diventata difficilissima. Dov’era, infatti, via Giacomini? Era sull’altro lato della piazza, rispetto alla sua casa, lungo il fianco della chiesa di San Francesco, ma – daccapo – dov’era la sua casa? Dov’era la piazza? Dov’era la chiesa?”.
Un altro pezzetto della Firenze del Colibrì è nel vicino quartiere di Campo di Marte, in via Frusa, a due passi dallo stadio Franchi. Lì al numero 14, in un elegante palazzo dalla facciata in bugnato (di nuovo, in perfetta sintonia con lo status sociale del personaggio), abitava prima di andare a Parigi l’amata Luisa Lattes con la quale Marco Carrera si scrive per tutto il romanzo.
Luisa, Luisa mia,
anzi, non mia, purtroppo, Luisa e basta (Luisa Luisa Luisa Luisa Luisa Luisa Luisa Luisa, il tuo nome mi martella e io non so cosa fare per fermarlo).
Il mio viaggio nella Firenze del Colibrì è breve e termina qui. Un viaggio in punta di piedi, per non rompere la magia dell’immaginazione che ciascun lettore ha il diritto di avere a proposito delle pagine che legge.