“Ci saranno molte meno persone del solito all’interno degli Uffizi, ma per questo sarà possibile sperimentare un’esperienza di visita molto più tranquilla, pacata e approfondita”. Eike Schmidt, direttore della Galleria fiorentina ne è sicuro: con la riapertura di oggi, gli Uffizi “saranno un modello per il futuro: non più il turismo selfie e fuggi ma una visita approfondita che crea una connessione emotiva con le opere d’arte”. Intanto con la riapertura la galleria è aperta durante la settimana solo di pomeriggio (dal mercoledì al venerdì dalle 14 alle 18,30), il sabato e la domenica anche la mattina (9-18,30). L’accesso è consentito a 450 persone per volta (oggi primo giorno avevano già prenotato 380): “inizialmente saranno alcune centinaia di persone al giorno, per arrivare a circa un migliaio, un decimo dei visitatori che avevamo normalmente”, spiega il direttore. In 85 giorni di chiusura il museo fiorentino ha perso un milione di visitatori e dodici milioni di incassi. “Ora la sfida è quella di avere visite qualitativamente più elevate, una fruizione più virtuosa e approfondita, una nuova forma di turismo”.
Le misure di sicurezza
Per garantire la sicurezza sono state prese tutta una serie di misure: c’è un termoscanner all’ingresso e l’accesso è vietato a chi ha una temperatura superiore a 37,5 gradi. È obbligatoria la mascherina e una distanza di 1,80 metri fra i visitatori. Sul pavimento davanti ai capolavori, come la Primavera o la Venere del Botticelli, il Tondo Doni di Michelangelo o la Medusa di Caravaggio, sono stati predisposti dei segnali su dove posizionarsi. Le visite guidate sono ammesse solo per piccoli gruppi: dieci persone inclusa la guida. “Con la ripartenza degli Uffizi, riparte Firenze e anche tutto il Paese”, ha sottolineato Schmidt durante la cerimonia di stamani cui hanno partecipato il sindaco Dario Nardella, il prefetto Laura Lega, il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani. Oltre al cardinale Giuseppe Betori, il rabbino capo Gad Fernando Piperno e all’imam Izzedin Elzir, in una piccola cerimonia interreligiosa.
Il dibattito suLla restituzione delle opere alle chiese
Il direttore degli Uffizi è tornato sul dibattito che ha lanciato la settimana scorsa: quello della restituzione alle chiese per le quali furono creati alcuni dipinti conservati nei musei statali. Precisando: “Qua agli Uffizi abbiamo nei depositi numerose opere d’arte che furono portate via dalle chiese temporaneamente per restauri, dopo la guerra o dopo l’alluvione. Non sono state viste da nessuno per decenni e si è persa la memoria storica del luogo da dove vengono. Come possono essere usufruite? Un primo passo è la conoscenza e lo studio scientifico di queste opere. Stiamo pensando a una mostra il prossimo anno o fra due per valorizzare alcune di queste. Non sono tutti capolavori ma anche quelle che non lo sono hanno una dignità e una relazione con il luogo dal quale provengono”. Sullo stesso argomento si è detto di concordare il cardinale Betori: “Non sono decisioni che si improvvisano. Ci sono i temi della sicurezza, ma anche quello della contestualizzazione: portare un quadro su una parete non ha senso se non ha relazione per una comunità. Nessuno vuole spogliare gli Uffizi dei suoi capolavori. Ci sono però decine di opere nei depositi che nessuno sta vedendo. Si può cominciare da quelle, in un contesto culturale e religioso”.